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recensioni di libri che mi sono piaciuti

Ho smesso di leggere forsennatamente e sono lontani i bei tempi di un libro a settimana o anche due. Non voglio dare la colpa a nessuno, son cose che capitano periodicamente, anche Anobii non funziona più tanto bene e quindi prendo atto. Questo però non significa che non mi interessa, anzi approfitto per mettere in questo post un po' di recensioni prese dal vecchio blog, le metto tutte insieme senza data perché i buoni libri non vanno a male e si possono leggere quando si vuole, anzi mi fa piacere andare in controtendenza e ripescare qualche romanzo interessante scacciato dalla vetrina della libreria, cose belle anche se non ancora diventati classici nel senso paludato del termine. Sui libri brutti ho sempre taciuto, mi fanno vergogna.

Stai attento a quello che desideri perché potrebbe avverarsi

Eravamo bambini abbastanza, di Carola Susani

Ho finito l'altro ieri Eravamo bambini abbastanza, di Carola Susani, Minimum fax e m'è piaciuto, credo che valga la pena di comprarlo. Se non ci credi puoi assaggiare il prologo e il primo capitolo, Minimum fax ha questa bella abitudine di metterli in pdf scaricabili gratis sul sito, e questa mi sembra una bella professione di onestà intellettuale: qui non si vende il marketing delle belle copertine, dei titoli, delle recensioni illustri e prezzolate o dei nomi alla moda, qui si vendono testi scritti e un capitolo intero è in grado di smascherare qualsiasi bluff, altro che due righe di citazione in quarta di copertina. Leggendo un capitolo intero puoi giudicare tu stesso e se non è il tuo genere lasci stare senza farti sugestionare da me o da altre questioni irrilevanti.

Questo è quello che ho scritto su anobii:

"Sul lungomare c'ero stato con mio padre e mia madre quando ero piccolo. Mi ricordo che camminavano a distanza, prima lei arrabbiata, poi mio padre triste. Mi piaceva che il marciapiede costeggiasse il mare. Quella volta avevo lanciato in acqua le scarpe, avevo desiderato di voltarmi e di non trovarli più."
L'atmosfera è quella gotica e bizzarra da film di Tim Burton, in quel contesto se fosse successo anche qualcosa di soprannaturale nessuno si sarebbe stupito, come non si stupiscono i bambini protagonisti che accettano con fatalità qualsiasi accadimento, che sappiano spiegarselo o meno, qualsiasi arbitrio. Così le storie di Alex, che porta con sé i libri e racconta le vite inventate ma un po' vere, la dolcezza di Tania che sa ammansire i cani, i dispetti di Filip e Ana, gli antagonisti, e i due grandi Leonid e Dragan, per non parlare del Raptor. Tutto sembra irreale anche se Manuel, la voce narrante, già nelle prime righe del prologo dice che la vita vera era quella e che la scuola, i genitori, i regali di compleanno, la piscina - è come un giro in giostra, un esercizio finto che non allena a niente.

Una storia è sempre una storia anche se racconta un fatto vero.
Fuorivia, di Dario Voltolini

Sto leggendo questo libbrino divagato di Dario Voltolini e mi piace. Ha una prosa familiare, mi ricorda qualche amico mio, un modo di scrivere come finto ingenuo - ma quando meno te l'aspetti ci picchia dentro una citazione, una parola desueta o strana o ricercata o preziosa - e anche placido, senza fretta.
Sembra uno che porta a spasso il cane e non ha una meta precisa, si ferma spesso e volentieri a osservare le minuzie che gli capitano davanti, ci fa sopra congetture, libere associazioni con altri fatti e altre situazioni, ragionamenti e tutto questo deviare da una direzione che non sembra nemmeno stabilita, questo tornare indietro a sovrapporre strati temporali come falde di sfoglia brisé tra cucchiaiate di crema pasticciera, questo portarti a spasso - perché il cane sei tu, tu che leggi - pare necessario e in qualche modo rinfrancante, riposante direi. Io che non amo le involuzioni labirintiche e i ghirigori, io che vado dritta alla meta, questa storia l'avrei scritta in tre righe, per dire. Perché una storia c'è, l'ho detto, una storia è una storia anche se racconta un fatto vero. "È una storia vera ma è una storia. Come tutte le storie ha senso perché è imperfetta."
L'ho preso in biblioteca, negli ultimi giorni leggo come una forsennata e ancora non sono in ferie. Delle volte mi capita di non leggere una riga per settimane, e poi, all'improvviso mi strafogo.

Resistere non serve a niente, di Walter Siti

La prima cosa che mi è piaciuta è la scrittura, così asciutta e diretta, senza compiacimento e senza fronzoli, netta e precisa che mi sembra di insultarla con tutti questi aggettivi ma in qualche modo devo pur dirlo.
Poi mi è piaciuta la struttura e questo irrompere del personaggio scrittore che dice di chiamarsi Walter Siti e discute con il suo personaggio Tommaso su cosa potrà raccontare o tacere: delle volte mi faccio ingenua apposta e ci credo fino in fondo, è per questo che leggo, voglio essere convinta ma uno deve essere capace, e lui lo è.
Mi è piaciuto anche il ritmo, sempre a rotta di collo: la prima sera mi ha tenuta lì inchiodata fino alle tre di notte e poi ho dovuto trattenermi per non far finire troppo presto il piacere.
La storia non c'è, o meglio, la storia è il mondo in cui viviamo e quindi non è un libro per signorine, attenzione.

Questo se la gioca come il miglior libro dell'anno (per me, tra quelli che ho letto io, ovviamente).

Sofia si veste sempre di nero, di Paolo Cognetti

Immagina che un tuo amico, uno di cui ti fidi, un giorno ti dice che ha letto un bel libro. È una raccolta di racconti e lo scrittore è un giovane, così giovane e già così bravo, da non credere. Immagina che appena puoi te lo procuri e lo leggi e il libro è più che bello, vai subito a cercare tutto quello che lo scrittore giovane ha pubblicato ma è poco, c'è solo un altro libro. Del resto è giovane. Il fatto è che quello che c'è scritto ti colpisce molto, ti colpisce che quel giovane abbia pensato quelle cose - perché per scrivere delle cose bisogna prima pensarle - e ti dici che a uno che pensa quelle cose lì come si fa a non volergli bene da subito, anche senza conoscerlo, così, sulla fiducia. E queste cose qui le scrivi sul blog - immagina di avere anche un blog - e un altro amico, per combinazione, ti scrive nei commenti che lo scrittore giovane frequenta uno dei posti che frequenti anche tu e una sera puoi anche andare a trovarlo, potresti anche averlo già visto chissà quante volte.
Immagina di andare apposta a trovarlo.
Perché poi, io ci ho fatto caso, la maggior parte di quelli che chiamo amici li ho conosciuti prima per quello che scrivevano che di persona. Anzi, se sono diventati miei amici è stato proprio per quello che scrivevano. C'era it.arti.scrivere e poi ci sono stati i blog. Non è che non sono capace di trovarmi degli amici nel mondo reale, è lì che si finisce comunque, prima o poi, però si comincia sempre dalla scrittura, che strano caso.
E insomma, se parlo spesso di Paolo Cognetti e delle cose che scrive, non pensare che lo faccio per amicizia aumma aumma, perché prima di leggerlo io non lo conoscevo mica.
paolo cognetti sofia

Nella foto la prima presentazione di Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti e sono contenta di esserci andata perché le cose che ha detto Paolo su questo libro ma anche fuori da questo libro sono state molto emozionanti, ma anche illuminanti in qualche senso, di certo profonde e non banali. Ma niente che si possa riassumere, purtroppo: mi spiace per te, la prossima volta alza il culo e vieni.

Vabbè, era solo un modo mio volgare per dire che certe volte non basta condividere le letture e le idee, certe volte è meglio - se non necessario - condividere anche lo spazio e il tempo. Per consolarti ti copio qui un pezzetto, è l'inizio del mio capitolo-racconto preferito che si intitola Una storia di pirati.

 "A un certo punto del loro matrimonio, invece di separarsi, i genitori di Sofia decidono di cambiare casa. Abbandonare Milano e trasferirsi fuori città, in un posto abbastanza diverso e lontano da sentire di ricominciare. Nella primavera del 1985 trovano una villetta appena costruita, in un complesso residenziale circondato da un parco: fanno il giro della casa e del giardino e poi salgono a osservare il panorama da una collinetta spoglia, sopra lo stagno a cui il nome del villaggio è ispirato.
Raccontando questa storia, una domenica mattina del futuro, Sofia dirà che a lei, da lassù, Lagobello sembra un paese delle favole. Non può sapere quanto lo odierà crescendo. A otto anni quello che desidera è un cane, una capanna sull'albero, il permesso di andare in bicicletta da sola e la pace tra i suoi genitori. Ha già assistito a diversi litigi, e benché la causa dei loro problemi sia un mistero ai suoi occhi ha capito lo scopo di queste gite: qualcosa tra di loro va male, e in una casa nuova si spera che andrà meglio. Sta pensando: per favore, per favore, fai che questa sia la volta buona.
Da grande descriverà i tetti e i comignoli, i percorsi che la ghiaia disegna sull'erba dei prati, il modo in cui il sole scintilla sulle saracinesche dei garage. Mentre l'agente immobiliare indica le Alpi all'orizzonte, la madre di Sofia tende una mano verso il padre. Senza essere stato chiamato né toccato, ma proprio come se avesse ricevuto un altro tipo di segnale, lui allunga la sua e gliela stringe, e Sofia prova il senso di prodigioso potere delle preghiere esaudite."

Per fortuna non è una storia che finisce questa qui. Ho dovuto trattenermi. Mi sono trattenuta e l'ho letta un po' alla volta perché volevo farla durare di più, il più possibile. Non volevo che finisse ma non sapevo che non dovevo avere paura perché questa è una storia che non finisce, l'ho già detto.
Il mio preferito è Una storia di pirati (grazie Paolo anche per la scighera) mi è piaciuto tantissimo e secondo me le parti meglio riuscite di tutto il romanzo sono quelle in cui Sofia è una bambina o una ragazzina piccola e gli adulti intorno a lei.
Il secondo mio preferito è Disegnata dal vento. (Questa la mia rece su anobii)

Riferimenti:

Per comprare il libro Minimum Fax

Paolo Cognetti per chi non lo sapesse è quello a sinistra nella phonefoto.

L'altro rossobarbuto e rossocrinuto (è raro trovarne due su due a una presentazione a meno di non essere a Dublino) si chiama Marco Rossari e pure lui ha un blog

 

 

 

 

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