testata camel

Esco in terrazzo. Non sono propriamente irritata. C'e' in fondo in fondo una piccola malinconia latente, che non so ne' voglio definire. Paturnie.
Guardare le mie foglie fumando una sigaretta, ecco quello che ci vuole.
Ci sarebbe da piantare l'ortensia nuova, che ho comprato ieri al lago. E' gia' fiorita, pompata di concimi chimici e calore di serra. Azzurro chiaro tendente al bianco. Ci scommetto che poi diventera' rosa, come le altre. Non riesco mai ad avere ortensie del preciso colore che vorrei. Non importa, va bene anche cosi'.
No, non adesso. Sono vestita da ufficio, e non ho voglia di andare a prendere i guanti. Daro' solo un'occhiata in giro. Magari tolgo qualche rametto secco. O strappo le erbacce, per fare posto alla nuova venuta.
I mughetti sono tutti aperti, ci immergo il naso e respiro. Funzionano ancora, funzionano sempre, ogni anno rinascono, e io non devo far altro che stare a guardare, incredula. Sono gli stessi che annusavo da bambina sul balcone di mia nonna. Lo stesso vaso, una zolla compatta piena di bulbi. I mughetti di mia nonna funzionano ancora, e hanno piu' di vent'anni, forse trenta.
L'ortensia pero' e' un po' moscia, se non la trapianto dovrei bagnarla, ma se l'annaffio poi faro' piu' fatica a staccare la zolla dal vaso.
No, magari piu' tardi. Non basta fare il buco con la paletta, devo anche sradicare quella mezza morta che c'era prima. Provo a tirare il cespuglio, ma e' saldo, non vuole. Tolgo fili d'erba verde pallido e altri teneri arboscelli indesiderati, che sono qui per soffocare la mia ortensia, per rubarle spazio, acqua e nutrimento. Cavo via la terra con la paletta, tento di circoscrivere la zolla. Resiste caparbia.
Hai capito male, non e' ancora nata la radice che puo' farmi desistere.
Infilo le mani sotto la base e cerco di strappare le diramazioni piu' fini. Appoggio un piede sulla vasca e tiro con tutto il peso, facendo leva, ma solo un rametto si spezza, e per il contraccolpo cado all'indietro, in mezzo alla terra schizzata.
E no eh, cosi' non vale.

Allora prendo il tronchese, e grattando con le unghie sotto la zolla recido i fili piu' tenaci, flessibili ma resistenti come corda. E riprovo a tirare, a strattonare imprimendo una torsione, a muovere avanti e indietro. Ravanando nella terra fino ai gomiti, con un ultimo sforzo riesco a strappare quel che rimane della vecchia pianta. Molte radici sono ancora li', nella terra, e fatico non poco a creare una buca abbastanza larga per accogliere la piantina nuova. Poi aggiungo manciate di torba acida, raccomandata per una colorazione azzurro intenso.
Infine l'acqua, con la canna verde dirigo il getto onnipotente da lontano e ascolto lo scroscio con gli stessi gesti di sempre, e lo stesso sollievo.
Ho lavato anche il pavimento, spremendo l'acqua appena uscita dal tubo, utilizzandone la potenza per spostare i mucchietti di terra sparati in giro.
Cosi' mi sono bagnata le scarpe, e schizzata di fango i pantaloni. Rientro in casa a piedi scalzi, e mi guardo le mani. Nere, con tre millimetri di terra sotto le unghie. Mentre me le lavo, come ogni volta ripenso a me bambina, e mia cugina che dopo avermele spazzolate e tenute in ammollo per interminabili abluzioni, si arrendeva sconfitta e diceva a sua madre: " Non vengono piu' pulite, bisogna tagliare..."
Sorrido da sola, strofinandomi con lo spazzolino e la pasta lavamani Cyclon.
Tanto non li metto, i guanti. E' inutile far finta di essere grande.

 


 

Commenti al post

rosenkar il 28/10/06 alle 17:06 via WEB
Lo zen e l'arte della coltivazione dell'ortensia!:).

cliodgl7 il 28/10/06 alle 23:00 via WEB
autoironica simpatica brava sei una donna vera ciao buona domenica

Midnight_Shadow il 29/10/06 alle 19:45 via WEB
E' sempre bello, questo post.

LaDonnaCamel il 29/10/06 alle 21:44 via WEB
Grazie, grazie a tutti. Stasera ne avevo proprio bisogno :')

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