testata camel

“E perché sono sempre gli amori impossibili quelli che danno e prendono di più, dai retta a me, anche se sono un vecchio ubriacone, lo so” e intanto che parlava spiluccava le briciole sulla tovaglia di plastica unta, le prendeva a una a una e le spillaccherava, le rotolava tra le dita gialle di nicotina, le rollava dentro nel portacenere pieno di cicche sulla tovaglia a quadretti di quell'osteria all'aperto, sotto un pergolato di foglie polverose, con le macchine che passavano poco più in là e io lo guardavo ipnotizzata da quel gesto, guardavo le sue dita raccogliere la briciola, appallottolarla e poi il portacenere pieno e gli occhi rossi e umidi di un vecchio ubriacone che parlava dell'amore.

Lei era sposata, come spesso succede, si era sposata un anno prima e del resto lui non aveva mai avuto il coraggio di farglielo sapere che gli piaceva, era passato un sacco di tempo e quando si erano rivisti lei era sposata da un anno e il marito era uno stronzo, ma certe cose non si possono dire e così aveva frequentato la loro casa e facevano un sacco di cose insieme, c'era il tennis e le gite al mare e le partite a carte e poi la musica, c'era tutta la sua musica. La colpa doveva essere stata della chitarra perché lui lo sapeva che quando suonava sembrava quasi bello, se ne accorgeva da come lo guardavano le donne, ma poi la rimetteva nel fodero e tutto tornava come prima. Per questo all'inizio non voleva suonare per lei, perché era sposata e lui non lo sapeva se ce l'avrebbe fatta a stare al suo posto quando la musica finisce e tutto torna come prima.

Era successo su un’isola, c'era il falò e la notte di capodanno e il vino e si era lasciato convincere, le sue dita, che erano bianche e snelle, avevano accarezzato le corde con una tenerezza mai provata e quando aveva alzato gli occhi su di lei l'aveva capito che ormai il danno era fatto.
L'aveva sfuggita quanto aveva potuto, aveva cercato sempre di stare in mezzo agli altri ma non sempre si riesce a controllare quello che succede e camminando su quel sentiero dentro l'isola, una mattina nel fitto della boscaglia lei era inciampata e si era fatta male a una caviglia, non poteva camminare e tutti quanti non si sapeva più dov'erano finiti, si erano ritrovati da soli nella penombra del bosco e l'aveva presa in braccio per riportarla a suo marito.
Quando l'aveva baciato gli erano mancate le gambe, erano caduti, ruzzolati lungo il sentiero ripido e pieno di sassi e si erano rotolati abbracciati e quando avevano smesso di cadere si erano spostati di poco dal sentiero e si slacciavano i vestiti con urgenza senza smettere mai di baciarsi.
E si erano guardati, quasi nudi nel freddo di gennaio, e ancora lui diceva no no e lei diceva sì sì.
E così gli era montata sopra e l’aveva cavalcato forsennatamente, prima; con infinita lentezza, poi.
Puntando le ginocchia sulla nuda terra e le pietre aguzze se lo conficcava dentro e si alzava pianissimo e si lasciava ricadere e gli accarezzava la nuca, gli toccava le orecchie, gli tirava i capelli e le lingue si intrecciavano, le bocche si mangiavano e lui la guidava tenendola per i fianchi, la schiena appoggiata alla corteccia di un tronco e facevano tutto in silenzio che si sentivano gridare gli uccelli sui rami sopra di loro e si sentiva anche la risacca in lontananza e sembrava non finire mai, come un lunghissimo abbraccio, le mani di lui che le stringevano le tette, ci affondava la faccia, le baciava, le mordeva, le leccava, le mungeva, prima una e poi quell’altra girando la testa di qua e di là come avesse voluto dire ancora no no.

Ma erano tornati a casa e la chitarra era stata rimessa nel fodero. Tre mesi era durata.
Si erano incontrati per l’ultima volta in un bar del centro: lei aveva pianto per tutto il tempo, lui solo dopo che se ne era andata.
Aveva comprato un biglietto per il posto più lontano che poteva pagare e quando era tornato, dopo vent’anni, niente era più come prima.

“Non lo è nemmeno per chi è rimasto qui”, gli dissi a bassa voce, mentre gli versavo un altro bicchiere di vino, ma non mi stava già più a sentire.



Commenti al Post: Amori impossibili

bluewillow il 04/03/07 alle 11:10 via WEB
ma...e l'ipotesi di un divorzio e successivo matrimonio?(in fondo andava male col marito) O erano troppo "cattolici"? ciao buona domenica!

LaDonnaCamel il 04/03/07 alle 11:52 via WEB
LOL :) questi personaggi dei racconti fanno come vogliono loro, tocca prendere atto! e poi, se fossero ragionevoli non ci sarebbe niente da raccontare, non trovi?
(grazie:)

Anonimo il 04/03/07 alle 18:16 via WEB
Gli amori impossibili sono spesso fatti di briciole e di cose che non succederanno mai. Più lontano possibile e per più tempo possibile spesso non sono né abbastanza lontano per... né un tempo sufficiente a... Serve altro, volendo. : ))) scian

LaDonnaCamel il 04/03/07 alle 21:57 via WEB
gli amori possibili si vivono, quelli impossibili si scrivono ;)
grazie scian :)

Midnight_Shadow il 05/03/07 alle 10:48 via WEB
Che bello che ti sei rimessa a scrivere davvero :)

LaDonnaCamel il 05/03/07 alle 11:10 via WEB
Grazie, grazie! (tvtb:)

sonouncantastorie il 05/03/07 alle 11:17 via WEB
Secondo me, gli amori che danno e prendono di più sono quelli che hanno forme piane.

LaDonnaCamel il 05/03/07 alle 13:33 via WEB
e io che andavo fiera delle mie forme curve! dici che mi devo mettere a dieta? :)

sonouncantastorie il 06/03/07 alle 09:15 via WEB
E' primaveraaa, svegliatevi bambineeeeee

maldamore il 18/03/07 alle 00:29 via WEB
Salve. Sono il responsabile del sito www.maldamore.it , unico sul web sulle dipendenze affettive e sulle problematiche legate al mal d'amore. Le chiedo, se è possibile, un link od una recensione sul suo blog del mio sito. Grazie.


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