testata camel

Tutti i miei EDS

Questi sono i famosi EDS, esercizi di scrittura proposti da me e offerti a chi aveva voglia di giocare a scrivere restando dentro i paletti di uno slalom speciale fatto apposta per rendere le cose un po' difficili, cosa che invece, spesso, le rendeva più facili, vai a sapere.

Gli EDS sono nati per it.arti.scrivere, resuscitati per il vecchio blog e ora affrontano qui la terza età, come vecchietti sprint che non ne voliono sapere di mollare i mazzo: i più antichi arrivano direttamente da it.arti.scrivere, dal 2013 sono festicciole organizzate da me su blog della Donna Camèl dove hanno costituito il laboratorio di scrittura itinerante che ha divertito me e i miei amici per anni.

Il gioco non si ferma, se hai voglia di partecipare, se cadi preda di un'improvvisa ispirazione, scrivimi nei commenti, non ti farò mancare la mia ambita recensione...

  • Eds Ennio Flaiano Esercizio di stile dei premi letterari

    la caffettiera faemina di mia nonna

    Avevo una caffettiera che era stata di mia nonna, me l'avevano assegnata in dote quando mi sono sposata. Era già fuori produzione all'epoca ma noi, intendo le donne della mia famiglia, quando era fallita la ditta che le produceva avevamo fatto incetta e ne avevamo anche qualche esemplare di riserva. Si trattava di una macchinetta molto particolare, era in grado di fare il caffè espresso senza bisogno di corrente elettrica, utilizzando acqua calda e, per metterla in pressione, la forza muscolare dell'operatore. Quando venivano i miei amici restavano ore a guardarmi azionare i bracci, Mario in particolare voleva sempre fare lui il caffè e passavamo le notti svegli da quanti ne bevevamo.

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  • Esercizio di scrittura: l'occhio del branzino deve essere bianco

    Mio papà fotografava i pesci come io fotografo i pomodori. È forse un modo di rendere più duraturo l’effimero delle cose della natura, le cose che coltiviamo o raccogliamo o catturiamo. Si vede che vogliamo dare una forma di permanenza agli oggetti prima del processo di incorporazione: tranquillo mi fermo qui, non voglio fare un trattato ma solo notare questa somiglianza. Io fotografo i pomodori e le verzure del mio orto cittadino, se vai indietro su facebook e sul blog, su instagram e nei backup dei miei telefoni puoi vedere le annate precedenti, centinaia di scatti con le più diverse inquadrature per valorizzare al meglio i soggetti: da quando ho cominciato a coltivare mi sono divertita a creare queste belle nature morte e a mostrarle in giro, proprio come faceva mio padre con i pesci. Abbiamo abbinato due passatempi: lui prima pescava e poi fotografava - o si faceva fotografare, non importa - poi sviluppava e stampava le foto nel suo laboratorio amatoriale, aveva un ingranditore di tutto rispetto e credo sia questo il motivo per cui così tante foto dall’apparenza effimera sono arrivate fino a noi. Senza contare che in questo modo si rende più efficace il tipico gesto del pescatore, che con le mani aperte mostra agli amici e colleghi la misura delle prede: con la foto son lì da vedere, son mica vanterie di un bugiardone.
    Io coltivo e poi fotografo e scrivo e pubblico un po’ dappertutto, mi diverto con poco, beata me. Se scrivere è il mio gioco preferito, fotografare è il secondo e ha pure una sua bella utilità, visto che uso sempre le mie foto per abbellire i testi da pubblicare.

    Come questo esercizio di scrittura sui pesci: è uno dei miei preferiti e volevo metterci una foto significativa, mia o di mio padre e invece di andare da mia mamma a cercarne di nuove ho fatto un bel montaggio di quelle che avevo, alcune le ho già pubblicate, altre sono inedite ma rendono meglio nell’insieme che da sole. Non c'entra niente con il racconto, infatti quelli della foto sono lucci o trote, mio padre era un pescatore d'acqua dolce, ma lo so che piace e attira i miei lettori, ho verificato che i testi con le foto di mio padre vengono letti il 24% di più che quelli senza (scherzo, dai!)

    l'occhio del branzino deve essere bianco

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  • Eds giallo, un esercizio di scrittura: ah, guarda la gente sola

    "Il giallo differisce da ogni altro racconto in questo:
    che il lettore è contento solo se si sente uno scemo."
    Come si scrive un giallo
    Di G. K. Chesterton

     

     

    Il libro giallo è giallo solo in Italia per via della Mondadori, che ha poi pitturato anche i film e tutto l'indotto. Nel resto del mondo si chiama poliziesco e nasce, per convenzione o per wikipedia, nel 1841 con "I delitti della Rue Morgue" di Edgard Allan Poe. Sembra che in questo racconto lungo con delitto venisse messa in primo piano l'analisi e la deduzione al posto del sentimento, e nella narrativa questo non s'era mai visto. Comunque non aver paura, l'assassino era lo scimmione.
    Cosa distingue un giallo da un noir, un triller, un romanzo criminale?
    Nel giallo ci dev'essere un delitto, ma soprattutto un investigatore che compie un'indagine e, alla fine, trova la soluzione. Negli altri generi che hanno a fare con perturbazoni della legge, il protagonista potrebbe non essere l'investigatore, o un investigatore professionista, potrebbe non esserci niente da scoprire in quanto l'ammazzamento potrebbe essere mostrato in diretta fin dal principio, si potrebbero rovesciare i ruoli dei buoni e dei cattivi: insomma, la gente delinque, dice sempre il nostro Gordon, e ci sono "millemila" (:-P) modi per raccontarlo, ma il giallo è quel modo che prevede di scoprire a poco a poco la verità, il lettore insieme al protagonista. Questo equilibrio tra quello che sappiamo noi lettori, quello che sa lo scrittore e quello che sanno i personaggi è l'asse portante del racconto. La verità va scoperta a poco a poco e nessun indizio deve essere tenuto nascosto: non si può far vedere un pizzino a Montalbano e non farlo leggere subito anche a noi, farglielo ripiegare e mettere in tasca per ritardare lo svelamento, altrimenti si sente puzza di pesce marcio, creare questo tipo di suspence fasulla è una mossa da dilettanti incapaci, fa scagliare il libro contro il muro e il lettore si risente, specialmente se sì è rotto il kindle.
    Il racconto può essere in prima persone o anche in terza, l'investigatore può essere un incaricato ufficiale delle indagini oppure un dilettante, l'importante è che sia un personaggio completo, con una sua spiccata personalità, pregi, difetti, caratteristiche fisiche e morali, qualcuno con cui ci si possa immedesimare. Questo è un aspetto importante, e la fatica con cui gli scrittori hanno dato vita ai propri investigatori è tale da farli durare anche fuori da una singola storia: per questo sono nati personaggi memorabili come Sherlock Holmes, Maigret, Adamsberg, Nero Wolfe, Montalbano e tutti gli altri investigatori seriali che conosciamo, direttamente o almeno per sentito dire, chiedo scusa per quelli che non ho citato, sono millemila!

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  • L'eds della prinz verde, un esercizio di scrittura col cappello in testa

    Nel tempo presente sono al mare con mia mamma. Si tratta sempre e comunque di un presente letterario e non di un presente storico, nella storia che ti voglio raccontare sono al mare con la mia mamma letteraria e mi fa piacere ricordare di un'altra volta, circa cinque anni fa, in cui io personaggio letterario raccontavo di una mia madre personaggio letterario che guidava una macchina che non era una Prinz verde. Tutto questo per avere la scusa di parlarti di un nuovo esercizio di scrittura, per accidente casuale con dentro il verde e per difficoltà d'esecuzione senza dentro una cosa, a piacere. Prima il mio esercizio e dopo lo spiegone. Nella foto il verde della visuale letteraria che mi riscalda il cuore.
    Chi mi dice che sono postmoderna è un personaggio letterario.

    eds della prinz verde un esercizio di scrittura col cappello in testa

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  • Un esercizio di scrittura rosso come il peccato: EDS La casa rossa

    Questa volta metto prima lo spiegone perchè è bello, poi il racconto della casa rossa.

    Il titolo dice già tutto ma lo so che ti piace sentirtelo ripetere, vieni qui vicino che te lo soffio nell'orecchio: voglio il peccato.
    Prendi un personaggio, mettilo in tentazione, offrigli una possibilità di scelta e poi mostrami suoi pensieri più segreti, i fatti e le intenzioni, il suo mondo, le opere e le omissioni. Può cadere nel peccato, credere per ingenuità d'esserci caduto e dolersene senza ragione o cadere senza saperlo e scoprirlo troppo tardi, come Edipo. Può salvarsi se vuoi, pentirsi e godere di una tardiva redenzione, sei tu l'onnipotente, l'artefice di ogni destino, e poi non è detto che il peccato si debba compiere, basta che ne sia evocata la possibilità, che ci sia la certezza del rischio, la paura, il dolore.

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  • Tutti i miei EDS

    Un riepilogo degli esercizi di scrittura o EDS fatti sul vecchio blog, la maggior parte o forse tutti sono stati riportati anche qui, magari senza commenti, senza ricamini di contorno. in questo post ho lasciato i link alla vecchia edizione, fino a che non la cancelleranno la puoi trovare là, fino a che i vecchi morti non debbano cedere il posto a giovani morti, e questa è una citazione di Kundera, vado a memoria ma potrebbe essere Amori ridicoli e lo è, ho controllato perché sono una rompiscatole e non mi va di lasciare ai miei posteri citazioni sbagliate, soprattutto citazioni di morti.

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  • Esercizio di scrittura EDS nero se tu mi amassi

    A Stefi Pattume, a Maledetto di Stirpe e ai miei ventanni

     

    Questo esercizio di scrittura è un po' tosto, del resto se nero deve essere nero sia ma non solo, ci ho messo anche un po' di it.sesso.racconti per amor dei vecchi tempi e dei personaggi citati in dedica, lettore avvisato mezzo salvato, se ti scoccia fila via.

    Lo spiegone alla fine, ma che te lo dico a fare.

    EDS nero se tu mi amassi

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  • Esercizi di scrittura EDS arancione del Grande Cocomero

    esercizio di scrittura eds arancione del grande cocomero

    Scrivi un racconto sincero, coloralo di arancione nel tuo blog, mettici uno scherzetto divertente, ma anche una canzone tropicale, che dentro ci sia almeno un animale, un po' di umorismo se puoi e, se ti piace, se no pazienza e pace.

    Prima i racconti, anche stavolta ne ho fatti due, poi lo spiegone completo.

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  • Esercizi di scrittura EDS il blues dei blu - diritto e rovescio

    Ricomincia una nuova serie di EDS, gli esercizi di scrittura della Donna Camel. Sarà che la pubblicazione dei raccontini sui sensi ha fatto scalpore, sarà che son diventata più cattiva a inventarmi i paletti, sarà che i colori sono una traccia alla portata di tutti, la risposta alla chiamata alle armi è stata sorprendente: venti racconti al primo giro e poi sempre di più, così tanti che ne sono stata travolta.

    Pubblico qui le mie due variazioni sul tema Dritto e rovescio e lo spiegone a seguire.

    esercizio di scrittura il blues dei blu diritto e rovescio

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  • Io non c'entro è l'ultimo esercizio e il sesto senso

    Prima il testo e poi lo spiegone sull'esercizio da fare e su quelli fatti: visto si stampi.

     io non centro ultimo esercizio e sesto senso

    Avevo accompagnato Marina e Bruno all'ascensore. Stavamo lì sul pianerottolo a dirci le ultime cose, delle volte si tirava in lungo e mia madre veniva a brontolare in camicia da notte, allora la smettete, diceva dallo spiraglio della porta trattenuta come se fosse inserita la catenella, ti chiudo fuori.
    Io alzavo gli occhi al cielo e gonfiavo le gote a sbuffare, loro due ridacchiavano sottovoce e mi guardavano ma non si muovevano. Io buttavo fuori l'aria a poco a poco.

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  • Non cosa ho veduto ma come l'ho veduto

    quaderno edsNon cosa ho veduto, ma come l'ho veduto.
    Ho veduto ogni cosa: adesso, quindi, non si tratta di quello che ho veduto, ma di come l'ho veduto.
    Anton Cechov, Senza trama e senza finale, 99 consigli di scrittura, Minimum Fax

    Ancora sui sensi, stavolta parliamo della vista. Prima il mio racconto e poi il bando

    Lo sai che di tutti questi sensi e controsensi ne abbiamo fatto un libro? è ancora lì: Quaderno degli EDS: i sensi

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  • Mia nonna era Google

    Il signor Gardin aveva la fronte alta ai lati e bassa in mezzo, una attaccatura di capelli che lo faceva assomigliare a Topolino. Di Topolino aveva anche il modo di stropicciarsi le mani tenendo i gomiti larghi, discosti dal corpo. Forse aveva i guanti gialli ma non so, nel ricordo tendo a metterci dei particolari in più.

    Il signor Gardin parlava sempre a voce molto alta perché apriva bene la bocca, lasciando vedere i denti d'oro. Faceva il venditore in un negozio di stoffe ed è lì che mia nonna l'aveva conosciuto, e di conseguenza io. Mia nonna mi metteva a sedere sul bancone in modo che potessi vedere le stoffe che lui sciorinava, così colorate e scrocchianti che facevano venire un pizzicorino nel naso. Lei tastava e accarezzava, Senta che seta pura, è esclusiva!

    mia nonna era google

    (Mia Nonna Google è quella a capotavola, di fianco a lei mio nonno, di fronte a lei ci sono io, sul seggiolone, alla mia destra la nonna non Google e alla mia sinistra la mia mamma. Il papà faceva la foto, ovviamente.)

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  • Un esercizio di scrittura sul senso del tatto

    Prima metto il testo del mio brevissimo esercizio di scrittura, si parla ancora dei cinque sensi e questa volta si tratta del tatto che ho voluto interpretare in modo un po' sci-fi. Dopo il mio esercizio puoi leggere il bando, cioè i paletti che io me medesima ho stabilito per rendere più difficile e quindi più facile la scrittura.


    Dai, apri la touchcam
    - No, non mi va
    - Ti prego, son già tre settimane che sto qui, non ne posso più.
    - Ma se l'abbiamo fatto ieri sera, e l'altro ieri, e tutti i giorni da quando sei partito.
    - E allora? Intanto non è la stessa cosa che a casa. E poi, a casa lo facciamo anche due volte al giorno, quindi... dai apri.
    - L'hai detto, non è la stessa cosa.
    - Uffa. All'inizio non dicevi così. All'inizio ti piaceva.
    - Sarà stata la novità. Le prime volte anche solo l'idea...
    - Mi basterebbe una carezza. Stasera sono triste. Mi sento solo. Mi sento come un pulcino bagnato, lontano da casa, lontano da te e dal mondo civile, lontano da tutto. Sob.
    - Vabbè, una carezza. Poi basta.

    esercizio di scrittura sul senso del tatto

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  • Per parlar dei cinque sensi cominciamo dal naso

    Spoiler! ti dico subito come è andata a finire questa storia: i cinque sensi sono un bello steccato da mettere intorno al prato dove far pascolare scrittori in erba, noi abbiamo pascolato e  abbiamo scritto, più io lo mettevo in alto e più loro la facevano bella, così è andata a finire che abbiam fatto un libro vero davvero. Il libro è ancora quida vedere, la copertina è bellissima, noi ci siamo divertiti tutti e se lo leggi forse ti diverti anche tu.

    lo steccato per parlar dei cinque sensi cominciamo dal naso

    Il primo senso è il naso: il bandolo

    Sniff sniff ma che cos'è questo odorino qua, ma che buono che è, ma che fresco ma che caldo ma che appetitoso ma cosa sarà.

    Va bene, mi sono sgamata da sola: ho intenzione di lanciare a spron battuto una serie di EDS basati sui sensi. Qualcosa che, poi, chissà. Cinque sensi ma forse anche sei o sette, il sesto senso essendo uno di quelli più importanti per la scrittura e il settimo vedremo quando sarà sarà.

    Per adesso scriviamo un raccontino dove il naso ha una rilevanza centrale, difatti sta proprio al centro di quasi tutte le facce, e gli odori soprattutto ma non solo.

    (omissis)

    Il paletto che ci metto, il Venturi de noialtri duri e puri, per addensare la materia fluida e renderla formidabile, per sciogliere le dita e far dolce la salita è questo qua: la storia che stai per raccontare deve essere ambientata non meno di 50 anni fa, quindi prima del 15 febbraio 1963, quando tra l'altro ancora non era uscito nessun disco dei Beatles: ci puoi credere? Documentati su internet, sulla treccani, chiedi a tua nonna, fai come vuoi e datti da fare: buon lavoro!

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  • Amico mio, cos'è questo rumore?

    C'era da scrivere un racconto per un esercizio di stile e ci voleva qualcosa che ha a che fare con l'udito, l'ascolto, un rumore strano, sordo ma acuto, ripetuto. A volte sembra vicino, a volte si sperde lontano.
    È un po' inquietante, è fastidioso, è misterioso.
    Ma cosa diavolo è?
    Dimmelo tu cos'è.

    Ah, ma la difficoltà dove sta?
    Deve essere in seconda persona singolare: dammi del tu.

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  • Esercizio di scrittura creativa: un racconto di paura

    strilloRipubblico ora questo raccontino di paura che avevo scritto il 31 ottobre 2012, non a caso halloween, per un esercizio che aveva queste semplici regole:

    1) paura!
    2) un numero almeno
    3) una parola inventata

    Siccome mi piace ancora lo pubblico oggi come se fosse nuovo, senza il solito apparato di commenti originali, critica letteraria, spiegoni eccetera. Va bene lo stesso?

    Gatto nero

    Ho un gatto nero. Non l'ho scelto io così, anche se i gatti neri mi piacciono molto, è nato dalla mia gatta Astrid - che è tigrata - una notte d'estate di dodici anni fa, in un paesino sulle Alpi francesi. Dunque il mio gatto è francese ma si fa capire molto bene anche in italiano.

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  • Quanto a me - esercizio di scrittura creativa


    Prima il mio racconto, poi le regole di questo esercizio di scrittura creativa, che è "l'attesa", e tutta l'infinità dei commenti dei partecipanti e miei 5 cents sui racconti dei partecipanti.

    Dedicato all'amico MaiMaturo.

    Quanto a me, ho sempre aspettato di diventare grande.

     

    Quando andavo a scuola avevo l'abitudine di passare sotto un cartello stradale. Il cartello, anzi la serie di cartelli, per essere precisa, era avvitata alle estremità su due pali. Erano cartelli di metallo serigrafato, di quelli che finiscono a freccia, c'era scritto Como, e poi Varese, Aeroporto di Linate e poi non so, non mi ricordo tutte le città indicate. Erano posizionati uno sotto l'altro con un piccolo spazio che li separava, come le traversine di un treno che va verso il cielo, posto che i pali fossero i binari. Mi ricordo il punto preciso, la via e l'incrocio, non lontano da casa mia, il quartiere dove abito anche adesso.
    Andavo a scuola senza fretta, guardavo spuntare i fiori nei giardini delle villette oppure guardavo i mucchi di foglie colorate che si accumulavano negli angoli, o la brina che trapuntava i prati, i boccoli di ghiaccio che pendevano dai rami come decorazioni da alberi di natale. Arrivata nel punto dei cartelli passavo sotto, non potevo farne a meno, era come un rituale o una abitudine, non ci pensavo nemmeno più. Delle volte non ci si fa caso, sui percorsi abituali si cammina - o si guida - senza pensare alla strada da fare. Si pensa ai fatti propri o si notano i colori del cielo, la riga bianca lasciata da un aereo, il profumo del glicine (chissà perché adesso non ci sono più tanti glicini nei giardini, hanno messo il gelsomino che è bello e profumato ma nasconde tutto, fa siepe fitta, mentre il glicine vuole salire, con quei suoi rami contorti che si avvoltolano sulle inferriate, e lascia ai passanti l'agio di guardare dentro: un piccolo prato tagliato con cura, un tavolo di ferro battuto con le sue sedie bianche intorno, un triciclo abbandonato sul sentiero di sassolini, la cuccia del cane in un angolo protetto. Giorno dopo giorno, senza nemmeno farci caso, dai piccoli oggetti che c'erano o non c'erano si poteva farsi un'idea degli abitanti di quella casa, se c'erano bambini o anziani, si capiva anche dal colore dei panni stesi sui fili messi apposta) ma col gelsomino non si vede niente, si sente solo il profumo e basta.

    gemma

     

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  • Sono io

    EDSSono io.
    Sei ancora arrabbiata? Dai, apri che fa freddo. Sono tutto bagnato.
    Ho camminato nel buio, non lo so dove sono andato. Volevo farmi passare il nervoso. Non pretendo di avere ragione, ma certe volte non ti sopporto e in questi casi l'unica cosa che riesco a fare è andare via.
    Ho le mie colpe, non dico di no. Sono fatto così, te l'avevo anche detto.
    Adesso apri il portone, che non ho le chiavi. Sono uscito senza giacca.
    Ci ho pensato su. Ho ripensato a questi tre anni, a com'era prima che tu venissi a stare da me. È vero, hai messo un certo ordine nella mia vita, anche se riguarda soprattutto aspetti che non consideravo, che mi sembravano marginali. Non stavo mai a casa, non mi accorgevo della differenza tra avere le tende alle finestre o non averle. Però hai ragione quando mi fai notare che non si può vivere di pizza da asporto stravaccati sul divano, per quanto negli ultimi tempi mangiavo un po' più variato, da quando avevano aperto quel take away cinese in viale Lunigiana. Non insisto su questo argomento, ti ho detto che hai ragione, anche se il minestrone continua a non piacermi.

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  • EDS Il nome della cosa: C come cioccolato

    Le cose sono le cose oppure, detto come una che se la tira, il correlativo oggettivo.

    Là nel mio vecchio blog (e ora anche qui nel nuovo) ho usato a volte un tag apposito, le cose sono le cose, per mettere insieme un tot di raccontini che sono partiti da un oggetto materiale qualsiasi e, nel migliore dei casi, sono arrivati a esprimere anche altro, spesso oltre le mie intenzioni. Il bello di questo gioco è che i lettori ci hanno visto molto di più di quello che ci avevo messo, ma pure io, alla fine.

    Regole:

    - Scrivi un raccontino sul tuo blog che abbia a che fare con uno o più oggetti materiali di qualsiasi genere o specie: valgono anche cose inventate, zombie, creature soprannaturali o fantastiche
    - Quando hai finito vieni qui a dirmelo
    - Non farla troppo lunga, finiamo entro lunedì 2 aprile alle 22,30.

    - Ah, dimenticavo: il nome della cosa deve cominciare per C. (Troppo facile se no, eh.)

    Il resto come al solito: se non hai un blog o ce l'hai ma non vuoi che lo sappiano in giro, mandami il racconto via mail che ci mettiamo d'accordo.

    il nome della cosa c come cioccolato

    Il mio racconto: C come cioccolato

    Da piccola lo rubavo a mio padre. Lui ne teneva una scorta segreta nel cassetto del comodino. Lo mangiava di notte, non si faceva vedere. Io l'avevo scoperto per caso, stavo cercando Topolino nuovo. Nascondeva anche quello, ma solo fino a che non l'aveva letto lui, poi ce lo passava. Quando uscivano la sera - spesso andavano al cinema o a giocare a carte, aspettavo che la Teresa spegnesse la luce, aspettavo che dormissero tutti e entravo in camera senza fare rumore. C'era quell'odore che sapeva di mamma, se mi concentro posso quasi sentirlo per un attimo, borotalco, acqua di rose più qualcosa che non so definire, forse l'ammorbidente o l'appretto con cui venivano stirate le lenzuola, era un odore che si sentiva solo lì, non ce n'era traccia nel resto della casa. Chiudevo la porta e accendevo l'abatjour col paralume rosa. Aprivo il cassetto e guardavo per ricordarmi come erano messe le cose. Erano tutte tavolette svizzere, le andavano a prendere apposta a Chiasso perché erano più buone, anche le sigarette ma quelle perché costavano meno. Ne cercavo una già aperta, possibilmente fondente, ne prendevo una fila intera per non far capire. La cacciavo in bocca e poi rimettevo tutto a posto, la stagnola e la carta ben ripiegata sotto. La mandavo giù in fretta e tornavo a letto, il sapore mi rimaneva in bocca anche dopo che mi ero addormentata.

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  • EDS incipit, o della citazione: 4maggio

    Prima il mio racconto, poi il bando e per finire i miei commenti ai racconti di tutti: questa è la procedura standard e sta funzionando, quindi perché cambiare?

    Di questo racconto posso dire che tenga duro signorina è il mio motto, la mia forza e la mia bandiera, se non lo sai, sally.

    raymond queneau - il diario intimo di sally mara

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Scrivere, giocare

scrivere è il mio gioco preferito

"Scrivere è il mio gioco preferito" il mio motto è piaciuto anche all'amica Freevolah che l'ha interpretato così su Instagram.

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