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Scuola di scrittura creativa

Potremmo sostenere che tutta la scrittura è scrittura creativa e nessuno si offenderebbe, dunque questo attributo può apparire pleonastico in questo contesto, anche se applicato ai soli post di narrativa, che peraltro qui rappresentano una schiacciante maggioranza.

Ma siccome questo è il mio blog e qui comando io ho deciso di raccogliere sotto questa etichetta solo alcuni pezzi, quelli a mio arbitrio più confacenti, o più studiati o lavorati, ovvero quelli prodotti per i corsi che ho frequentato da allieva o da indegna maestra, insomma quelli che più si avvicinano al senso americano dell'espressione scrittura creativa - perché da noi, a ben vedere, dire scrittura basta e avanza.

  • Un racconto con due finali dal laboratorio di Paolo Cognetti

    Nei miei begli anni ho frequentato qualche laboratorio di scrittura, il primo con Laura Lepri presso il Teatro Verdi a Milano, si trattava di un corso che era stato di Giuseppe Pontiggia, un grande autore che ho avuto modo di ascoltare in un paio di lezioni che ci aveva tenuto, ma a quei tempi ero ancora un pi’ troppo cruda per fare tesono appieno di questa opportunità.
    Un bel po’ di anni dopo ho conosciuto Paolo Cognetti che era un giovane regista di belle speranze: avevo adorato i suoi due libri, due raccolte di racconti uscite con Minimum Fax e accettai con gioia il suo invito al laboratorio di scrittura che avrebbe inaugurato alla Scighera. È stato un periodo di scrittura felice: io sostenevo di scrivere solo per divertimento, non avevo velleità di pubblicazione e producevo con lena tutti i racconti che venivano assegnati come compito, mi offrivo volontaria alla lettura pubblica e accettavo le critiche come una preziosa occasione di crescita.

    scolari dei laboratori di scrittura creativaSi scrivevano racconti in tre parti, o in tre fasi, secondo la scuola di scrittura creativa americana e questo sistema aveva anche una sua utilità pratica perché si potevano costruire racconti corposi maneggiandone un pezzo alla volta. La lettura dei testi in aula è il momento più noioso della lezione e se il racconto è molto lungo si porta via la maggior parte del tempo a disposizione, ma se si tratta solo di uno dei tre blocchi si fa più presto e bene. Il bello dei laboratori invece è la discussione: sulla trama o sulla struttura, i consigli su come cambiare questa o quella soluzione per far funzionare meglio la storia, non tanto le questioni linguistiche quanto proprio la gestione del materiale narrativo.
    Sviluppare la propria voce è importante, sia chiaro, ma per spolverare gli avverbi ci sono gli editor, vale a dire i revisori assegnati dalla casa editrice eventuale o ingaggiati dagli autori stessi: chi ti assicura invece che la tua storia acchiappa i lettori? se i personaggi sono interessanti, amabili o odiabili ma vivi, verosimili? Dando per scontato di avere tutti un livello di correttezza sintattica sufficiente e una minima capacità di mantenere il registro linguistico scelto, per istinto o per studio o per esperienza.

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  • 5 consigli per vincere il blocco dello scrittore

    Il blocco dello scrittore non è un notes per scrivere la brutta dei romanzi e beato te se non lo sapevi.

    Il blocco dello scrittore è un fastidioso impedimento che può manifestarsi anche a chi non è affatto uno scrittore ma tuttavia deve o vuole scrivere per i più svariati motivi: una relazione o una lettera, un post del blog o i contenuti per il proprio sito, una comunicazione interna, i testi per una presentazione.
    il blocco dello scrittore può paralizzare chiunque davanti alla pagina bianca, che sia un vero e proprio foglio di carta che si può stracciare e appallottolare per vendetta, o digitale, con quell’odioso cursore che pulsa evidenziando la sconfitta della capacità creativa umana nei confronti della macchina impietosa.

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  • Il senso della vista per la scrittura

    il senso della vista per la scrittura

    Vederci bene non serve a niente se non sai dove guardare. Questa è una cosa alla quale non avevo mai pensato perché ci ho sempre visto male, fin da bambina, e per questo non mi sono mai sognata di guardare. Per esempio, le persone. È più facile che riconosca qualcuno dalla voce che dalla faccia e quando mi capita che mi presentino un po' di persone nuove tutte insieme, prima di ricordarmi chi è chi ce ne vuole. Li devo vedere un bel po' di volte, oppure devo leggere qualcosa che abbiano scritto.

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  • Si parla ancora di Gianluigi Radice

    Va bene, lo ammetto, questo pezzo era nato per Gianluigi e poi è finito nell'occhio di un coniglio, ma è così che funziona, sai? Si preparano le stoffe e poi si cuciono come è necessario in quel momento lì, si cambiano i nomi, si riadatta, si allunga e si accorcia, si allarga e si stringe, si rivoltano dove sono consumati, si aggiungono nastri e bottoni, un ricamo per nascondere la macchia. La scrittura è anche qusto. edit 1 ottobre 2017

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  • Due piccoli pezzi che non sono piaciuti a nessuno

    Metto qui altri due studi di personagg, sono meno riusciti di quelli di Gianluigi Radice, si va avanti per tentativi: la scrittura è anche questo. edit 1 ottobre 12017.

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  • Domenica sera all'osteria del treno con sala da ballo

    A marzo 2010 col post 400 del vecchio blog pubblico lo studio su un personaggio sul quale poi ho lavorato parecchio, ho scritto più versioni diverse, qualcuna è finita anche in lavori di respiro più ampio. Ci aggiungo una curosità: nei commenti che riporto dal vecchio blog, una persona mi chiede se mi può contattare in privato con urgenza: ovviamente gli dico di sì e mi faccio trovare, di certo questo signore è rimasto folgorato dal nitore della mia prosa o in subordine dalla potenza dell'intreccio di questo frammento, chissà cosa vorrà propormi! Te lo immagini?
    E invece no, non stava cercando me ma Gianluigi Radice, il mio personaggio di fantasia, il cui nome aveva googlato arrivando al mio blog. E non ci voleva credere, che anche il nome era inventato di sana pianta! Questa sì che è bravura signori miei, metto dei nomi così verosimili ai miei personaggi, che sembrano veri! Edit 1 ottobre 2017

    In via San Gregorio, a un passo dalla stazione centrale di Milano, c'è l'Osteria del treno con sala da ballo: colonnine tornite in ghisa reggono una balconata di ferro battuto decorato a motivi liberty e, sotto, una trentina di tavoli rotondi disposti a ferro di cavallo intorno alla pista, su ogni tavolo una doppia tovaglia lunga fino a terra, una candela, un fiore. In fondo il palco rialzato con l'orchestra e un grande pianoforte a coda. Ogni domenica sera alle ventuno e trenta Gianluigi Radice scosta il tendone di velluto rosso, paga il biglietto, dieci euro consumazione inclusa, e occupa il terzo tavolino a sinistra. Poco più tardi andrà verso lo spogliatoio a mettersi le scarpe di vernice che ha portato nella borsa della piscina e rientrerà nella sala con le mani in tasca. A quel punto la serata avrà inizio.

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  • Andare fino in fondo: continua la caccia al personaggio

    La lettura del primo racconto (Appunti preliminari) della raccolta di Rick Moody The James Dean Garage Band mi ha fatto pensare a cosa sia necessario per caratterizzare bene un personaggio.
    Questo racconto è scritto come un diario in prima persona e la storia è molto semplice, quasi banale: la fine di un matrimonio. Tutto il racconto è incentrato sulla caratterizzazione di un personaggio, che è anche il narratore, mentre gli altri restano in ombra. Non succede quasi niente, solo piccoli fatti quotidiani.

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  • Caccia grossa - quando non si scrive si va a caccia di personaggi

    Succede a volte che gli scrittori, quando parlano di scrittura, dicano di osservare gli sconosciuti che incontrano nelle situazioni quotidiane per ricavarne ispirazione. Più volte mi è capitato di leggere di qualche scrittore che, facendo finta di niente, origliava le conversazioni dei vicini di tavolino al bar, o in coda alla posta, in tram e così via. Ho provato qualche volta anche io, quando mi ricordavo perché di solito ho la testa tra le nuvole e penso ai fatti miei o più facilmente leggo un libro, ma non ho mai trovato niente di interessante, solo frasi banali trite e ritrite, il festival del luogo comune, la saga dello stereotipo da sfuggire come la peste, tanto per usare un'espressione originale.

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  • È possibile insegnare a scrivere?

    Un altro pezzo tratto dal vecchio blog di Paolo Cognetti, quello su Nova che non esiste più ma di cui posso evocare il fantasma grazie alla macchina del tempo di internet. Dico allenatore perché lui diceva che il nostro laboratorio della Scighera era come una palestra e lui era il nostro coach. Adesso nel 2017 vado in un'altra palestra e i miei coach sono tutte belle ragazze (ciao Virginia!), ma era bello anche quell'altro genere di allenamento.

    è possibile insegnare a scrivere?

    Da un commento nel blog del mio allenatore:

    1) Secondo te è possibile insegnare a scrivere? Se sì, che cosa?

    Forse sarebbe meglio chiederci: si può insegnare a fare arte? O al contrario: perché insegniamo a dipingere, a suonare, a recitare, e dubitiamo che si possa insegnare a scrivere, come se lo scrittore dovesse essere l’unico artista autodidatta?

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  • La funzione del frullatore

    Il titolo di questo post si riferisce a una discussione di su Fabula Letteratura relativa alla funzione dello scrittore, un'allusione che solo pochissimi erano in grando di cogliere già nel momento della pubblicazione di questo post, che di fatto risale a circa dieci anni dopo, figurati oggi che ne sono passati altri dieci. Mi sento come un'archeologa che tira fuori le cose strato dopo strato, le spolvera col suo pennellino morbido e le mette qui, a disposizione di chi le vuole rivedere che nulla sa dell'epoca in cui sono esistite. Questo reperto ha dei pezzetti mancanti, si tratta dei link al vecchio blog di Paolo Cognetti che non esiste più, ma come gli archeologi hanno certi strumenti che aiutano a far rivivere il passato, pure io ho la mia macchina del tempoche funziona piuttosto bene e ricostruscire le cose tali e quali agli originali. E Fabula? C'è! Edit 8 settembre 2017

    la funzione del frullatore

    Paolo Cognetti ha scritto tre post bellissimi sulla narrativa del reale, ovvero sul "ritorno della realtà nella narrativa contemporanea".

    I tre post sono interessanti per i problemi che mettono in campo anche se, per una volta, non concordo pienamente. I primi due vengono spesi (a parte un inciso sulla definizione di Wu Ming 1 della New Italian Epic che varrebbe da sola un post, vediamo dopo), per cercare di definire cosa è il realismo in letteratura. Posto che il non realismo non è la narrativa di genere, in quanto comunque metafora del reale, e poste e scartate altre sei ipotesi, Cognetti butta sul tavolo il suo asso di bastoni, un fenomeno che ha segnato in un certo senso la narrativa italiana contemporanea, questo fenomeno si chiama Gomorra.

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  • Strapostultramoderno - Critica letteraria

    Stamattina sono andata in posta per fare una raccomandata. Ho preso il numeretto, P020, e ho guardato sul tabellone: c’era il P001 e dentro l’ufficio postale tre o quattro persone in tutto.
    Non capivo.
    Poi si è scoperto che la macchinetta che dava i numeri stava dando i numeri e per le raccomandate occorreva fare una coda tradizionale allo sportello numero uno mentre per gli altri servizi valeva la distribuzione del tabellone, che infatti rollava numeri casuali accompagnandosi con il tipico bip.
    Mentre aspettavo il mio turno mi dicevo che nella letteratura stra post ultra moderna non è più decisivo il nuovo, nell’espressione formale e nei contenuti e nella struttura destrutturata, ormai sticazzi del nuovo, quello che conta davvero oggi è il senso.

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  • La freccia nera

    la freccia nera loretta goggi a cavalloQuesto raccontino parte da un errore, infatti l'attore del telefilm la Freccia nera non era Roberto Chevalier e ci sarebbe voluto poco per controllare su internet la corrispondenza delle cose. Ma quella volta forse mi importava di più la spontaneità della narrazione piuttosto che la precisione dei fatti, si vede che per qualche motivo volevo collegare due situazioni che, in effetti, non potevano essere collegate. Adesso non rilascerei più un testo senza essermi documentata della correttezza di ogni citazione e lo raccomando sempre nei miei corsi. È importante anche nella scrittura creativa, perché un riferimento errato butta subito giù la sospensione dell'incredulità, quel patto che si instaura con il lettore che accetta di credere a ciò che sta leggendo, anche solo per la durata della lettura, e questo aumenta l'immersione nel testo e il piacere che se ne ricava. Questo è valido a maggior ragione in un testo non-fiction: che autorevolezza può avere un articolo di attualità, una trattazione tecnica o filosofica in cui sono citati riferimenti sbagliati? Bisogna essere consapevoli che i nostri testi potrebbero essere sottoposti a un pignolo fact- checking: non vogliamo mica fare la figura dei bugiardi, no?
    Con l'occasione faccio ammenda dell'errore: nessuno è perfetto ;-)

    Edit 28 agosto 2017

    Ti ricordi la Freccia nera? Non il libro di Stevenson che comunque era bellissimo e l’avevo letto e sognato quando ero proprio piccola, dico il telefilm in bianco e nero con Loretta Goggi vestita da maschio e Roberto Chevalier anche lui vestito da maschio, ovviamente. Lo trasmettevano a puntate la sera e per vederlo ogni volta erano scenate perché cominciava dopo Carosello e le regole di casa mi volevano a letto, ma io insistevo insistevo e insistevo e di solito ce la facevo.

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  • Che burloni gli scrittori

    Sulla Repubblica di carta di venerdì, nella pagina della cultura, ho letto una cosa interessante. L’ho letto solo oggi, vabbè, ho avuto da fare, e comunque non era una cosa urgente.

    E’ la storia di uno scrittore inglese che non riusciva a pubblicare il suo romanzo. L’aveva mandato a un sacco di editori e tutti gli rispondevano che non valeva la pena, che non era nella loro linea editoriale, che era interessante ma non per loro e tutte quelle belle frasette che usano gli editori in questi casi qui.
    Insomma, un po' seccato da tutti questi rifiuti, invece di piantare un chiodo nel suo studio per infilzarceli dentro come ha fatto qualcun altro, 'sto tipo furbetto, che si chiama David Lassman, ha pensato di fare un esperimento e ha copiato i primi tre capitoli di tre romanzetti già editi, di una scrittorina sconosciuta che si chiamava Jane Austen che tanto è morta e quindi non se la prende, avrà pensato lui, ha cambiato i nomi dei personaggi e i titoli e li ha mandati. Che poi, visto che deve essere anche uno spiritoso, ha pensato bene di mettere come indirizzo del mittente quello del Jane Austen Centre di Bath, aggiungendo altri piccoli indizi che non sto qui a raccontarvi parola per parola, leggetevelo anche voi l'articolo di Repubblica di venerdì 20 luglio.
    La cosa divertente è che dei diciotto editori a cui aveva mandato il manoscritto, solo uno ha riconosciuto l’origine e gli ha risposto “cattivello, il plagio non si fa, non sta bene”. Tutti gli altri gli hanno rifilato il solito ciclostilato, bontà loro che hanno risposto.

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  • Scrivere son mica buoni tutti

    Non ho quasi mai riportato le citazioni dal vecchio blog ma per questo breve estratto farò un'eccezione, si tratta infatti di comprendere come funziona il processo creativo. Perchè apprezziamo l'arte? Cosa ha di speciale colui che sa interpretare i sentimenti di molti e li sa rendere gradevoli, utilizzando la scrittura o la pittura o le altre forme di espressione artistica? Qual è il trucco, o il segreto, per piacere al pubblico?

    edit 20 agosto 2017

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  • Ke Skiff!

    Un esercizio di scrittura sul punto di vista: hai notato la differenza tra la prima parte, vista da lei, e la seconda, vista da lui?  Lo stile è stato caricato per scaturire un effetto umoristico, ma in questo modo la tecnica è molto evidente. Il punto di vista è un aspetto fondamentale della scrittura creativa.

    (edit 20 agosto 2017)

    (versione lei)

    Mio marito s'e' comprato una barchetta.

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  • La crisi di governo

     Nell'ottobre del 1997 frequentavo una scuola di scrittura creativa. Il primo compito a casa assegnato dalla maestra aveva questa traccia: "Si consideri una recente crisi di governo e la si riscriva mettendo in evidenza gli elementi ridicoli e strambi, cioè la dimensione di commedia dentro cui si muovono protagonisti che si prendono troppo sul serio."

    Ecco quello che avevo scritto: due giorni dopo era caduto il governo di allora ma sono sicura che non era stata colpa mia. Nemmeno stavolta è colpa mia, ve lo giuro.

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  • Su Carver

     

    fabulaTanti anni fa, ma veramente tanti, partecipavo a una mailing list dove si discuteva di libri e letteratura a latere del sito Fabula.it - che purtroppo non esiste più ma ha contribuito a formare alcune persone che stimo, operatori dell'editoria, scrittori, autori, giornalisti e traduttori, intellettuali e perdigiorno che ho la fortuna di annoverare ancora tra i miei amici di facebook (edit agosto 2017)
    Per me è stata un'esperienza straordinaria e sotto certi aspetti mi ha cambiato la vita: non sarei quella che sono oggi, qualsiasi cosa adesso io sia.

    Ho pensato di ripubblicare qualche mio antico contributo: discussioni o recensioni, a partire da questo del 24 marzo 1998:

    Mafe, a me che lamentavo l'assenza di Carver dalla lista:

    > ehi, io ne ho parlato, e' uno dei miei autori preferiti!!

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  • Prendere il largo

    La barca bianca e celeste si stacca dal molo. Scivola veloce e sicura sull'acqua calma. Intorno a me l'assolata inoperosità della domenica pomeriggio. Windsurf stesi sulla riva. Tre signore in costume chiacchierano sullo scivolo di cemento, con i piedi in acqua. I soliti sfaccendati, appoggiati al parapetto, guardano le barche uscire o rientrare. Criticano le manovre lanciandosi l'un l'altro sguardi di intesa e indossano l'aria di chi avrebbe saputo fare molto meglio. La brezza leggera accarezza la mia pelle abbronzata troppo in fretta, ma è un refrigerio ingannevole.

    -Mamma, vorrei sistemare un po' la mia camera.
    Non ero sicura di aver capito bene. Riordinare "spontaneamente" quella specie di retrobottega di rigattiere che per abitudine continuavamo a chiamare camera di M.?

    Arrivata all'altezza del frangiflutti la piccola randa passa e la barca bianca e celeste accosta a sinistra. La manovra ha solo una lieve incertezza, poi riprende la sua rotta. Non lontano un uomo con la muta e le bombole sta per immergersi. Siede sul bordo di un gommone dando le spalle all'acqua. Tenendo una mano sulla maschera si rovescia all'indietro e sparisce tra gli spruzzi.

    Guardavo la fila di scatoloni allineati in corridoio. Bambole, peluche, mobili in miniatura. E poi piattini, pentoline, una cucinetta completa, perfino il cavallo a dondolo.
    -M., ma sei sicura di voler dare via tutta questa roba?
    Mia figlia mi sorrideva bonariamente, con la pazienza di quello che spiega a chi non vuol capire:
    -Ne ho tenute quattro, le mie preferite. Per ricordo. È tanto che non ci gioco più. Il cavallo lo passo a F.

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  • La Traversata

    Un testo per il laboratorio di Laura Lepri, l'esercizio riguardava il punto di vista, che doveva essere del genere opposto al proprio, dunque nel mio caso si trattava di scrivere al maschile. Poi io ci ho messo dell'altro, come spesso succede.

    edit agosto 2017

    Il cielo era giallo, dall'orizzonte alla linea netta del fronte freddo nuvole nere si pressavano compatte. Il vento contrario alla marea discendente arruffava le onde che con piccoli guizzi argentei increspavano appena il mare grigio. Michele si fermò all'inizio della spiaggia sassosa a guardare Cowes e il canale, annusando l'aria. Poi si volse verso la Victory e carezzandone la prua lucida come un pianoforte da concerto girò intorno allo scafo dalla parte dove era appoggiata la scala.

    Salendo in coperta aveva annuito, come ogni volta del resto, al pensiero che la carena era la parte meglio riuscita di tutto il lavoro. Quando aveva rilevato il ketch - o quello che ne restava - nemmeno lui aveva previsto un risultato così soddisfacente. Le barche in legno non muoiono mai, gli aveva detto il vecchio guardiano del cantiere, l'unico che non aveva scosso la testa davanti a quel rottame mezzo sfasciato. Anche se, in verità, della barca originale era rimasto ben poco: aveva sostituito metà delle ordinate, il dritto di prua e quasi tutti i corsi del fasciame. Aveva aggiunto delle paratie interne per irrigidire lo scafo e le cabine erano state ridisegnate con criteri più moderni. Aveva fatto tutto da solo, unendo il tempo alla pazienza di chi vede lontano.
    Il piano di coperta, l'attrezzatura e gli alberi nuovi erano stati la spesa viva più consistente che aveva dovuto affrontare. Anche se stonavano un po' con le linee d'acqua così classiche della Victory lui non se ne dava troppo pensiero: sapeva che con la barca in acqua non si sarebbe notato.

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#A11YDays Donato Matturro e Nicola Galgano agli accessibility days all'Istituto dei ciechi di Milano con l'intervento dal titolo Joomla! 4.1 - La nuova versione del CMS accessibile anche in fase di sviluppo
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