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Guest Post

Pochi ma buoni

  • Il signore della legna e la stazione di Greco Pirelli

    Era un martedì, o forse un altro giorno feriale di una settimana grigia di un tempo in cui andavo in treno da qualche parte alla mattina presto. Sul ritorno passavo quasi sempre o spesso dalla stazione di Greco Pirelli, uno scalo in apparenza abbandonato, su un lato una fila di macchinari o vagoni o argani rotti, resti di archeologia industriale che mi facevano pensare a brachiosauri con i loro lunghi colli rugginosi slanciati verso il cielo opaco, dall’altra parte binari morti che si spingevano fin dentro cortili polverosi di depositi verniciati di giallo, coi recinti scrostati e le pantegane a fare la guardia.il signore della legna

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  • Due citazioni al prezzo di una, cioè gratis

    Accorpo due post, o due posts se si vuole usare il plurale inglese (deprecato, peraltro, quando si scrive in italiano) per aggiungere qualcosa alla funzione dello scrittore, o del frullatore o della sua versione post moderna: il robot da cucina. La prima citazione è di Bartelio, la seconda di Freud. I commenti seguono e la data è quella del primo post, 7 novembre 2008 ma edit 9 settembre 2017

    Bartelio:

    bartelioSe l'arte ha una sua dolente funzione, uso dolente perché mi pare un aggettivo adeguatamente a cazzo, se ce l'ha, dicevo, è proprio quando riesce a tirarti fuori dalle beghe e portarti da un'altra parte, in uno spazio tempo tutto tuo, in cui non ci sono cagacazzi e doveri, dove nessuno pontifica di istanze narratologiche e grammatica prescrittiva, dove si può scrivere e suonare a piacimento e parlare di acque fredde e gatte in calore senza che nessuno abbia qualcosa da ridire; e se ce l'ha, che si fotta. Vaffanculo. Esprimetevi un po' come cazzo vi pare, su che vi pare, purché mi facciate venir voglia di voltare la pagina successiva o di non premere il tasto stop. Ma forse la faccio troppo facile, non so.

    Lo scrive Bartelio in questo post e io sottoscrivo, sono d'accordo, ti dò ragione Bartelio, e non solo perché oggi è il tuo compleanno, davvero: Bartelio è melio!:-)).

     

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  • Norma - un guest post dell'amico Dario

    Giacomo Ardea era pazzo per lopera lirica.
    Selascutava tutti i ionna assittato nel divano tutto concentrato che non sentiva nemmeno quando suonavano alla porta e uno doveva stare con il dito appiccicato al campanello. Ma ormai era vecchio quando capitavano queste cose. So mugghieri cera morta partorendo e lui sera cresciuto da solo alla figghia. Norma laveva chiamata. Come allopera di quello che era nato a Catania pi sbagghiu ca ci ficinu macari il monumento e il teatro. Come si chiama… Bellini. Che io lo conosco bene questo granduomo pecchè mio nonno me li cuntava tutte le storie dove Vincenzo ciaveva messo la musica che anche a lui ci piacevano.
    Cetto crescendo quella figlia non cera diventata una saceddotessa che non si può. Però volendo poco cera mancato pecchè Norma sava fissato con la pissicologgia e vuleva fari la confessora di tutti i cristiani che incontrava e sempri ci spiava le cose che sognavano e addirittura ci chiedeva le cose loro personali.
    Poi macari ca uno non ciarrispunneva lei accuminciava a dire la sua.

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  • Slam Poetry con Guido Catalano e Bum bum bum

     

    Guido Catalano legge Bum bum bum alla gara di poesia del 23 giugno 2008

    Mi fa piacere poter documentare che apprezzo Guido Catalano da un bel po'. Quella sera ero andata apposta alla gara di poesia e lui era stato gentilissimo e in attesa della gara mi aveva fatto sedere al tavolo dove i poeti bevevano la birra e mangiavano panini e salsicce. Era una villetta davanti alla sede de Il sole24ore, era tutta decorata di affreschi e graffiti perché era okkupata, o era un centro sociale o qualche cosa di alternativo, non so con precisione ma la birra era buona. I poeti leggevano su un pulpito e il pubblico votava con delle palettine bianche numerate. Non mi ricordo chi aveva vinto, so che non era Guido e nemmeno la Signora del Calzini, che ho cominciato a seguire da quella volta. Son contenta di poter dire che ho visto Guido Catalano tante volte dopo quella, a Milano quasi ogni volta e a Torino poche volte. Questa estate per esempio l'ho già visto due volte, all'Alkatraz insieme a migliaia e al Carroponte insieme a Dente. L'ho incontrato poi nel vialetto e l'ho salutato, mi ha guadata un po' strano, forse non si ricordava di me, del resto io prima non ero bionda ma pure lui non era così magro. Edit 30 agosto 2017

     

    Mi piace da matti e vorrei averlo scritto io! Puoi trovare questa e altre poesie sul blog: http://www.guidocatalano.it/   (per una volta i link funzionano ancora)

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  • La chiave a stella, una recensione che fa innamorare

    Quando leggi una recensione come questa, non solo corri a comprarti il libro come del resto ho fatto, non solo corri a leggertelo tutto, come pure ho fatto, ma poi resti lì a guardare il cursore che pulsa e pensi: che cosa altro potrei dire? Niente, non posso aggiungere niente.

    la chiave a stella primo levi recensione

    Dici bene, tu, prendi in prestito i libri dalla biblioteca che così risparmi qualche soldo e poi se non ti piaciono non ti sembra neanche di aver sprecato la moneta. Dici bene, ma quando i libri ti piaciono tanto come questo del Levi, dio bono, come fai a avere il cuore di portarli indietro? E' un libro come non se ne scrivono poi molti e forse a pensarci bene non se ne scrivono più. Piccolo, detto sottovoce con il tono di chi racconta le storie seduto in cucina mentre beve un caffè con lo stravecchio. Parla del lavoro degli uomini, il lavoro manuale ben fatto che innamora, quel lavoro che diventa passione e gioco e dà il senso che non si spreca il tempo e la vita. Libro dimesso come il tono del Faussone Libertino da Torino che racconta con la sua faccia inespressiva come il fondo di una padella, che usa i luoghi comuni credendo di averli inventati, che si domanda quale il senso di tutto ma con un tono di noncuranza che svuota la retorica come si svuota un pallone facendo un buco con un ago.

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  • wikka

    Gordon Comstock è l'ultimo degli irriducibili.
    Diceva "Eh, una volta ci si trovava giù al bar di usenet, si facevano due chiacchiere, si beveva un cicchetto. Adesso vi siete fatti tutti il blog, non scendete più in piazza, vi andate a trovare a casa uno con l'altro e vi offrite il tè. Siete diventati vecchi, tutti convenevoli e vecchi merletti."
    Sarà anche così, Gordon, la vita va avanti. Non ci si può fermare. Stiamo al uebduepuntozero, non te l'hanno detto baby?
    Epperò alla fine l'è istess. Quando una cosa è bella, è bella e basta. Come questo tuo vecchio pezzo che voglio mettere qui, anche se sta già là a imperitura memoria. Ti offro un nuovo pubblico, magari meno smaliziato. Fai che sia una sortita, un blitz, una ospitata come da Fabio Fazio.
    Immaginati la Filippa che annuncia: Cari blogspettatori, ecco a voi: Gordon Comstock con uno dei suoi pezzi più belli: Wikka!

    E dopo dieci anni rivivo di nuovo il revival. Ho riletto il pezzo e mi sembra ancora bellissimo, preveggente e, se possibile, ancora più attuale, mi fa emozionare e commuovere come la prima volta che l'ho letto. Ho aggiunto direttamente in coda il commento che Gordon aveva mandato in occasione del repost, chissà se avrà voglia di aggiungere qualcosa anche stavolta: non è su facebook - sempre irriducibile, ma proverò a stanarlo su twitter... Edit 29 agosto 2017

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  • Non ho tempo per la nemesi

    Di questa poesia a tempo debito avevo fatto anche una felpa, il mio amico Filo compiva 40 anni. Tempo ne è passato ma siamo ancora noi, quindi va bene mettere a posto le cose, tenerle care e non buttarle via.

    edit 23 agosto 2017

    filo

    Qualsiasizzarmi nella folla
    E' il mio unico obiettivo.
    Trasparire come bolla
    Vegetare sinche' vivo.

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  • Haiku della Marty

     

    un haiku scritto a mano

    (un colpo di vento!
    mi stavo ravviando
    una ciocca di capelli)

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